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Commento

Giovanni Nencioni, foto di Stefano Baroni.

L’artista fotografo che per sua benevola scelta volle, or è qualche anno, ritrarmi ed oggi intende pubblicare la mia immagine con altre da lui prodotte, mi chiese di commentarla cercandovi “una ragione di studio e di riflessione” e così trovandovi “un interlocutore”. Col chiedere ciò egli ribalta i termini del ritratto che è, almeno tra i pittori o disegnatori, e tra gli scultori, una rappresentazione del ritraente, non del ritrattato. Può darsi però che egli in parte sottragga il ritratto fotografico alla norma del pittorico o scultorio, considerando che l’istantaneità di quello sottragga alla interpretazione dell’esecutore quasi tutto il tempo che il pittore o lo scultore spende nella interpretazione del personaggio; istantaneità che può consegnare allo scatto della macchina un attimo di trasognata assenza piuttosto che di cosciente presenza. Questo è secondo me il caso dello sfuggente sorriso che l’artista fotografo ha colto sui miei labbri più che nei miei occhi: il prodotto di un disimpegno piuttosto che di un impegno. Un sorriso insieme di accoglimento e di congedo, che mi viene piuttosto stereotipo ogni volta che mi espongo alla ghigliottina fotografia e dà al mio viso un aspetto quasi mummificato. Perciò nei miei ritratti fotografici non ho mai trovato – per colpa mia- un interlocutore.

 

Pubblicato su: Stefano Baroni, Vanitas. Maschere e volti della cultura contemporanea. Siena, Alsaba Grafiche, 1999.